Il 30 settembre scade l’invio dati al sistema Tessera Sanitaria per il primo semestre 2022
Scadenza in arrivo per l’invio dati al sistema Tessera Sanitaria. Il 30 settembre, infatti, è la data prevista per trasmettere i dati delle spese sanitarie del primo semestre 2022.
Tale deadline ha subito diverse modifiche nel corso del tempo. Fino al 2020, ad esempio, il termine ultimo per l’invio dati al sistema tessera sanitaria al 31 gennaio dell’anno successivo. Salvo, ovviamente, eventuali proroghe.
L’attuale scadenza è stata scelta a seguito dei DM del 23/7/21 e del 2/2/22. Oltre al 30 settembre, l’altra data segnare sul calendario è il 31 gennaio. Quel giorno si devono infatti inviare i dati relativi al secondo semestre dell’anno solare.
Sempre il DM del 2 febbraio 2022 ha stabilito che per le spese sostenute a partire dal 1° gennaio 2023 la trasmissione dovrà avvenire entro la fine del mese successivo alla data del documento fiscale.
Ricordiamo inoltre che l’ultima Legge di Bilancio ha esteso ulteriormente a tutto il 2022 il divieto di fatturazione elettronica per tutti coloro tenuti all’invio dei dati al Sistema TS. Un provvedimento che si ripete già da qualche anno.
L’opposizione all’invio dati al sistema Tessera Sanitaria
Il contribuente può sempre opporsi all’invio dei dati al Sistema TS.
In primo luogo, in presenza del cosiddetto scontrino parlante, non comunicando il proprio codice fiscale al soggetto che emette tale scontrino.
In secondo luogo, comunicando verbalmente al proprio medico/struttura ospedaliera di annotare l’avvenuta opposizione. Sarà poi cura degli stessi dover conservare tale informazione per eventuali controlli.
Ricordiamo infine che i contribuenti possono anche selezionare le singole voci per cui richiedere l’opposizione all’invio dei dati. Basta accedere al sito web dedicato al sistema TS, autenticarsi tramite SPID o la propria tessera sanitaria e poi consultare l’elenco di tutte le spese effettuate.
Le sanzioni
Ai sensi dell’Art. 3 comma 5-bis del Dlgs 175/2014, è prevista una sanzione di 100 € per ogni singola omessa, errata o tardiva comunicazione dei dati. In tal senso non contano il numero di soggetti cui i documenti si riferiscono né il mezzo di trasmissione.
Se la trasmissione corretta dei dati a seguito di errore viene effettuata entro i cinque giorni successivi alla scadenza non viene comminata alcuna sanzione.
Se invece tale soglia si alza fino ai 60 giorni successivi alla scadenza allora l’importo è ridotto di un terzo fino ad un massimo di 20.000€.